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I monasteri e i templi tibetani sono costruiti sulle montagne e per accedervi, spesso, bisogna salire lunghe e ripide scalinate.
Una seggiovia porta sullo Shika, a 4500 metri, e un sentiero lastricato di tavolette di legno conduce al piccolo monastero Yufeng. Qui il clima può mutare rapidamente dal sole al gelo.
Alzando gli occhi si incrociano gli stupa, i monumenti religiosi nei quali sono conservate le reliquie. A differenza di quelli indiani, molti degli stupa che si vedono in Tibet contengono l’intero corpo mummificato del santo o del monaco buddhista.
L’ingresso di ogni tempio tibetano è contraddistinto dai chokhor, le ruote di preghiera, che portano sempre il mantra Oṃ Maṇi Padme Hūṃ.
Per i pellegrini far ruotare i cilindri porta benefici a tutti gli esseri viventi.
All’interno di ogni ruota vi è arrotolato un mantra, preghiera buddista, e ad ogni giro della ruota corrisponde la recitazione del mantra.
Il Tibet è pervaso dalla sua principale religione, il Buddismo tibetano, noto anche come Lamaismo. Si tratta di un'integrazione tra il Buddismo, giunto dall'India e dall'entroterra cinese, con l'antica religione locale Bon-Po.
Secondo il popolo tibetano, le montagne sono sacre. Costruire un tempio sulle montagne permette ai fedeli di avvicinarsi di più al cielo, allontanandosi dalle cose terrene.
Entrando in un monastero tibetano si è colpiti dal caratteristico odore del burro di yak. Ogni pellegrino porta con sé un pò di burro, che usa per mantenere vive le fiamme delle candele sacre.
Nei pressi di un monastero tibetano è costante la presenza di bandierine gialle, verdi, azzurre, rosse e bianche, che rappresentano rispettivamente la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco e l’etere.